Stefano Lanzardo

Fotografo

Galleria Artetotale, via barsanti 34 Pietrasanta (LU)
24 maggio-8 giugno.
Inaugurazione sabato 24 maggio 18:30

Signs of Nature

Frozen_013

Le Fotografie di Stefano Lanzardo danzeranno sui tappeti della collezione Bhadohi di Moranditappeti

tappeto bhadohi moderno

 

Articolo introduttivo di Andrea Zanetti.

“Mi racconti una storia?
Raccontami il viaggio che hai fatto e i colori che ti hanno sorpreso; il bianco e il nero che ti hanno angosciato.
Raccontami le emozioni, quelle che salgono dalla pancia per arrivare agli occhi, a stupire lo sguardo, a stordire gli orizzonti.
Raccontami dell’altrove, quell’attimo impercettibile ma infinito che ti permette di guardare oltre l’immagine che hai davanti per perdersi in un mondo.
Raccontami dei paesaggi, delle eterne carezze che ci regalano; il vissuto che non c’è e che non vedo.
Raccontami i volti, le vite, quei mille particolari che fanno la differenza; gli attimi, la forza di un sorriso, l’eleganza di corpi che si intrecciano.”

insegna

Stefano Lanzardo riesce a rispondere a questo invito.
E riesce a farlo con la fotografia.
In un momento storico di bulimia di immagini, dove l’ansia da scatto condiviso diventa un continuo contest nel quale fotografie si sovrappongono a fotografie, la capacità di raccontare storie attraverso immagini è un’impresa ancora più ardua.
Lo è perché si sta perdendo il senso delle immagini stesse.
Dalla necessità di documentare ed immortalare momenti della nostra vita per collezionare ricordi che non stiano solo nell’evanescenza del tempo che scorre, siamo passati all’abuso di scatti fotografici che frastagliano i racconti individuali e polverizzano la poetica degli attimi vissuti.

lanzardo
Un cumulo di testimonianze fotografiche che nel magma della rete o degli schermi perdono la loro identità, per mescolarsi nell’anonima sequenza di volti, tramonti, paesaggi o spiagge.
Un’ansia collettiva di esserci, per testimoniare attraverso la foto di aver vissuto un attimo, quell’attimo ma senza averne colto, forse, il necessario sapore.
Un singulto di emozioni che da una foto passa all’altra, intrecciando le private stanze della quotidianità con sussulti di veemenza sociale o politica, per perdersi un attimo dopo in un fiore, l’ennesimo, che sboccia su un prato.
Il racconto, la storia, la dimensione di un tempo che si ferma per lasciarci la condizione della riflessione, sono un’altra cosa.

Frozen_014

 

 

tappeto bhadohi

Il racconto fotografico Frozen di Stefano Lanzardo, sembra rispondere in parte a queste domande.
Corpi che si intuiscono dietro una superficie trasparente che richiama le linee irregolari del ghiaccio; corpi che da immobili assumono movimento, lentamente, nella fissità di una fotografia.
E sono corpi che nella costrizione algida dello spazio nel quale sono racchiusi, danno l’idea dell’attesa; non sembra vogliano realmente uscire da quella condizione di statica rappresentazione.
Sembra ci chiedano di assumere uno sguardo fisso su di loro per invitarci ad osservare gli impercettibili movimenti che in realtà stanno facendo.
Prigionieri consapevoli di una prigione che perde la dimensione spazio-temporale, quei corpi sono le frasi di un libro, la poesia che abbiamo letto in qualche giorno d’autunno; sono la lentezza dell’abbandonarsi al tempo e la sinuosità delle danze.

Gli stessi corpi che animano, con l’intreccio delle loro storie individuali, il racconto Rock Carving.

stefano Lanzardo
Non stupisce che Lanzardo abbia trovato l’ispirazione da alcuni graffiti preistorici che ha visto in Norvegia.
La simbologia evocativa dei graffiti che lascia sulla pietra i ricordi di un vissuto fatto di segni e non di parole, esplode nella delicata armonia delle fotografie di Stefano.
Affinando la tecnica del light brusch, i corpi ritratti diventano graffiti contemporanei che si fanno fotografia, quadro e rappresentazione scenica.

Sono corpi, anche questi, che non hanno bisogno di parole ma che fanno del silenzio la delicata forza del loro messaggio; un silenzio che ci porta alle incisioni sulla pietra e che trascina con sé la straordinaria evoluzione del mondo e la trasformazione della natura; ieri come oggi.
E allora anche Tracce diventa un racconto che ci parla dell’uomo, della natura e del silenzio.
Lo stesso silenzio che è sempre presente nelle fotografie di Lanzardo; lo stesso silenzio che ci invita allo sguardo e, forse, alle parole con noi stessi.
Quel silenzio che arriva quando cogliamo con stupore i legami anche fisici tra uomo e natura; questa unione continua che emerge tra le forme di arbusti che si specchiano con braccia e gambe di uomini o le linee di un corpo che diventano sabbia.
Quante sono queste storie?
Probabilmente sono infinite ma Stefano ci fa cogliere e, soprattutto, vedere un pezzo di questo infinito.

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Corpi che danzano oltre la fissità del nostro sguardo, uomini e donne che intrecciano respiri vitali per diventare racconto unico; la terra che si fa specchio e legame con braccia, gambe e muscoli.
Fotografie che respirano; con noi.

“Mi racconti una storia?….”

tappeto collezione moderna

 

Si ringrazia Yab (young Artists Bay) per la preziosa collaborazione.